Partiamo dal piano per la difesa e la sicurezza annunciato recentemente da Ursula Von der Leyen (e infelicemente chiamato “ReArmEu”). Un piano che prevede la mobilitazione di 800 miliardi attraverso vari strumenti, ma in cui la parte del leone la fanno due componenti: la sospensione del patto di stabilità a livello nazionale per consentire ai Paesi di indebitarsi di più e rafforzare la difesa, e un fondo europeo di circa 150 miliardi da finanziare attraverso titoli europei ed erogare con prestiti agevolati agli Stati che ne facciano richiesta.
Non ho mai avuto reticenze nell’evidenziare gli aspetti che ritenevo più critici di quella proposta, due in particolare: l’insufficienza della dimensione europea, essendo un piano che fa affidamento per la maggior parte su spese e indebitamento nazionali, cosa che rischia di frammentare gli investimenti e renderli scoordinati e inefficaci.
E il rischio che non tutti i Paesi seguano le indicazioni o accedano ai prestiti, e quindi che molti investimenti auspicati non si concretizzino. Per questo motivo avevo delineato alcune proposte per assicurarci che questa spesa fosse canalizzata su progetti europei, acquisti e strategie comuni, in modo da renderla più efficace e cominciare, di fatto, a mettere i primi mattoni di una vera difesa europea. Ho approfondito queste proposte in un articolo pubblicato da Il Sole 24 ore.
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