“Trump mi è sembrato Wanna Marchi, un po’ piazzista e populista; un po’ show e un po’ follia. Inoltre ha costruito la narrazione sui dazi falsando i numeri”. Irene Tinagli, eurodeputata dem, economista, analizza i fatti dopo il caos della lunga notte americana. Ieri inoltre era a Strasburgo dove si è votato il piano Rearm eu: Tinagli ha votato a favore dell’emendamento sul riarmo come Giorgio Gori e Pina Picierno perché – dice – “penso sia un primo passo verso la difesa comune europea, anche se rimangono molte criticità” e “non vanno enfatizzate le divisioni in casa dem”.
Tinagli come si attrezza l’Europa alla guerra commerciale di Trump sui dazi?
“Trump ha costruito la narrazione sui dazi falsando i numeri: ha detto che ha trovato l’economia Usa disastrosa ma negli anni di Biden è andato tutto sommato bene. Il suo messaggio era soprattutto per il consenso interno. Vuole fare aprire fabbriche negli Usa ma la vedo dura”.
E la reazione europea quale deve essere?
“Dobbiamo attrezzarci. La reazione europea deve essere compatta a partire dalle big tech; bisogna implementare in modo rigoroso le regolamentazioni sulle piattaforme online americane. Alla luce degli annunci sui dazi occorre essere più severi su questi monopoli di fatto e intervenire anche con la leva fiscale per combattere l’elusione di tante multinazionali americane in Europa e limitare le piattaforme statunitensi ci aiuterà creare un mercato più innovativo interno. Quindi lavorare sulla regolamentazione delle big tech piuttosto che fare dazi contro dazi”.
Sul Rearm eu, di nuovo divisi nel Pd tra bellicisti e pacifisti?
“Io ho votato come la volta scorsa, con i Socialisti e democratici europei e sto parlando di uno dei tanti emendamenti e degli aspetti inclusi nella Risoluzione sulla difesa, che poi è stata votata da tutto il Pd”.
Una divisione su un emendamento, che però non è un aspetto marginale perché riguarda il riarmo dei singoli Stati?
“Mi dispiace sia stata enfatizzata una divisione. C’era un accordo su un voto complessivo, e il rapporto finale è stato votato da tutti, ci siamo divisi solo su un emendamento e la divisione è più sul metodo che sul merito”.
Cioè?
“Nel merito siamo d’accordo tutti che il piano Rearm Eu sia pieno di criticità e io stessa, come la segretaria Elly Schlein, penso che manchi una dimensione europea su progetti e acquisti comuni”.
Però lei, come anche Gori e Picierno, sulla questione importante, sull’emendamento riarmo ha votato a favore. Perché?
“Perché penso che le modifiche le fai meglio lavorando insieme alla maggioranza, stando dentro al processo, mentre Schlein e altri ritengono sia meglio un voto negativo per cambiare. Ma l’obiettivo finale di una difesa comune Ue è lo stesso”.
Restate su sponde diverse nel partito?
“La risoluzione finale è stata votata da tutti. Al contrario della maggioranza di governo italiana che si è spaccata in tre con la Lega che ha votato contro e il partito della Meloni, il capo del governo, che si è astenuto”.
Ma ciascun Paese si riarma da sè?
“Secondo l’attuale proposta sì, il riarmo sarà nazionale perché la spesa è nazionale. Infatti il piano va modificato, anche semplicemente per farlo funzionare. Perché dobbiamo essere realisti; molti Paesi non saranno neppure in grado di fare tanti investimenti nazionali, come auspica la Commissione, perché non hanno i margini di bilancio, hanno la preoccupazione di indebitarsi troppo e temono per la loro stabilità finanziaria”
Anche se la commissione propone una sospensione del Patto di stabilità?
“Certo. Perché comunque i Paesi devono emettere titoli di debito sui mercati finanziari e sugli spread non ci sono clausole di salvaguardia”.
Lei pensa che la segretaria Schlein voglia una Ue hippy?
“Davvero mi chiedo come sia venuta in mente a Meloni un’immagine così. Il Pd vuole un esercito europeo, una difesa comune. Io poi voto a favore del riarmo perché è un punto di partenza , è necessario muoversi così si apre un dibattito. Quando ci si accorgerà che così come proposto non funziona , allora ci sarà solo una via: il debito comune e la spesa comune come ha detto Draghi. Ma se blocchiamo tutto dall’inizio, temo che questo percorso non si faccia”