Care iscritte e cari iscritti,
Mentre il governo cerca di distrarci con battaglie identitarie su migranti, gender, o con le foto patinate della Premier che incontra Elon Musk (anziché incontrare con urgenza John Elkann), l’economia, purtroppo, continua a rallentare.
Gli ultimi dati dell’Ocse e dell’Istat di pochi giorni fa dimezzano le previsioni di crescita per il 2024: uno 0,5% contro previsioni del governo che pochi mesi fa garantivano che il PIL per quest’anno sarebbe stato almeno dell’1%.
È ormai più di un anno che periodicamente siamo costretti a rivedere le previsioni al ribasso. La produzione industriale ha il segno meno da oltre venti mesi, i dati Istat diffusi oggi confermano una perdita del 3,6% rispetto ad un anno fa. Ad affossare la crescita non è soltanto il settore metalmeccanico con la crisi dell’automotive esplosa negli ultimi mesi nella totale inerzia del Governo, ma anche altri settori tradizionalmente importanti per l’economia italiana. Il tessile, per esempio, ha perso più del 10%. Da settembre 2023 a settembre 2024 la cassa integrazione è aumentata di 7 milioni di ore (dati del Ministero del Lavoro) e pure le esportazioni nei primi otto mesi del 2024 sono calate dello 0,6%.
Naturalmente alcune tra le cause del rallentamento economico non sono direttamente ascrivibili al governo, ma l’assenza di risposte sì. E questa mancanza totale di misure incisive accelera e aggrava la progressiva frenata dell’economia.
Scaricare le colpe sull’Europa è inutile. La Spagna, che pure ha un peso dell’industria automobilistica sul suo PIL molto superiore al nostro, e che è soggetta alle nostre stesse regolamentazioni e politica monetaria, quest’anno cresce del 3%.
Il problema è che, da quando si è insediato, questo governo ha progressivamente tagliato tutte le misure di sostegno all’economia messe in campo dai governi precedenti. Azzerato il piano Industria 4.0, abolito il sostegno alla ricapitalizzazione delle imprese (ACE), decimato il fondo di sostegno per l’automotive, tagliato proprio quest’anno di 4,6 miliardi.
Regge solo l’occupazione, ma considerato anche la perdita di potere d’acquisto degli ultimi anni, non è sufficiente a rilanciare l’economia in assenza di politiche economiche serie e lungimiranti.
Purtroppo, Meloni preferisce distrarre l’opinione pubblica facendo propaganda su questioni irrilevanti lasciando galleggiare l’economia italiana fino alle prossime politiche. E questo rischia di fare danni difficilmente reversibili in futuro.